...ci vediamo alla Quercia...

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venerdì 22 ottobre 2010

L'abito non fa il monaco...


E dopo gli ultimi post troppo seri, vorrei mostrarvi tre foto che confermano la complice amicizia tra mio fratello Giovanni e l'allora mio compagno, pseudo-fidanzato Giuseppe, in riferimento al post intitolato "Noi siamo cittadini del cielo" del 22/09/2010.
Ho impiegato circa un mese per convincere Giuseppe che non c'è niente di male a pubblicarle, che sono simpatiche e mi aiutano a rafforzare quelle immagini che mentalmente creiamo quando leggiamo dei racconti.
Insomma, alla fine ha ceduto anche perchè Giovanni non si è mai opposto, anzi, sembra divertito.
Queste foto li ritraggano appena terminato il trasloco di Giuseppe in casa di Giovanni.
Perchè, mentre lo sfigato numero uno (Giuseppe) si accingeva a riempire la sua nuova stanza dei suoi oggetti e abiti, lo sfigato numero due(Giovanni) aveva deciso di fare una bella scrematura di tutti quegli indumenti che erano rimasti sepolti nel suo armadio da alcuni anni a testimonianza del suo vecchio matrimonio naufragato e dell'uomo che era, costretto ad indossare quegli orrendi pigiamini!!!
Giuseppe si piegava in due dal ridere osservando i maglioncini stile college, i pantaloni con la vita alta alla Fantozzi e le scarpe comode e impersonali da pensionato.
Rideva in faccia all'amico e pretendeva di mascherarsi come testimoniano le foto, se lo poteva premettere solo perchè non aveva con sè lo stesso genere di abiti, infatti li aveva eliminati solo la settimana prima!
Io stavo dall'altra parte della macchina fotografica, li ho visti ridere, giocare, confidarsi e mi sono spanciata dalle risate.
Sono convinta che ce ne fossero di più di foto, Jose le avrà fatte sparire!
Buon fine settimana a tutti, augurando che nel vostro armadio ci siamo sempre abiti che vi somigliano e di avere il coraggio di buttare quelli che non vi somigliano affatto!

giovedì 14 ottobre 2010

La vita è la realizzazione di un sogno dell'adolescenza.

Ho sempre fatto grandi sogni, a partire dall'amore, quello con la A maiuscola, la consapevolezza, la verità, incontrare il Maestro, la Pace nel mondo, la salvezza della Natura, diventare scrittrice, viaggiare per il mondo, parlare lingue diverse, regalare ai miei genitori la casa dei loro sogni, vivere sempre in luoghi dove potevo avere: un gatto, una coppia di pastori tedeschi e una tartaruga da terra, e tanti altri che l'elenco potrebbe assomigliare a quello del telefono di Roma.
Mi guardo allo specchio e mi chiedo se somiglio almeno un po' alla giovane sognatrice che ero.
Nello specifico cerco di capire se oggi rispecchio ancora quei sogni, se nella mia storia personale mi sono impegnata abbastanza per realizzarli e soprattutto se sono il risultato della realizzazione di un sogno dell'adolescenza.
Non ancora.
I miei sogni evolvono con me e seguono l'andamento della vita che ho deciso di fare, ma rimangono comunque grandi sogni...grandi sogni.
Se cercassi di spiegare dal punto di vista pratico le ragioni per le quali, dopo tanto vagabondare, io e Giuseppe abbiamo acquistato due capanni agricoli in Toscana, abbiamo deciso di ristrutturarli e di farne poi una Country House o B&B che dir si voglia, la descrizione mi verrebbe facile, ma dietro a tutto questo c'è un grande sogno che sottotitola il luogo di ospitalità che creeremo come un "ristoro dell'anima".
Pensate a questo, a quanto farebbe comodo poter ristorare un po' i nostri pensieri più intimi, avere il tempo e la dimensione adatta per ristabilire le priorità, poter sognare e riavvicinarci all'anima delle persone che amiamo.
Cosa c'è in un "ristoro dell'anima"? Probabilmente le stesse cose che ci sono in tutti gli altri luoghi di ospitalità, ma in più c'è la predisposizione ad andare oltre le apparenze.
Non c'è niente di complicato o esoterico è solo la riconsiderazione di un aspetto fondamentale della nostra vita che il tram tram quotidiano spesso ci costringe ad escludere con conseguenze catastrofiche per le relazioni umane (è sufficiente ascoltare la cronaca dei telegiornali per capire a cosa mi riferisco) è il linguaggio dell'anima.
Decidere di passare un po' di giorni in un "ristoro dell'anima" è ricordare che ne abbiamo una, magari un po' troppo provata, imbavagliata e chiusa da troppo tempo in uno sgabuzzino buio della mente, ma ammettiamo che esiste ancora e siamo disponibili a curarla, guarirla e attendere che non sia più terrorizzata, affinchè possa di nuovo comunicare con noi e ci restituisca intatta la forza di sognare, il coraggio di credere e la dignità del vivere.
Io non so come la pensate voi, ma l'esistenza dell'anima è universale ed io ammetto che sognare di avere anche un piccolo ruolo nella sua riscoperta globale non è roba da poco, ma sono nata sognatrice ed ho incontrato un sognatore, cosa vi aspettavate da due zingari vagabondi col naso sempre rivolto al cielo?

domenica 3 ottobre 2010

Le decisioni.

La volta successiva che prendemmo una decisione tosta in relazione alla nostra convivenza fu ad un paio d'anni dalla vita in comune a Bissau.
Mancavano pochi mesi al compimento dei quarant'anni di Jose ed io fervevo d'impazienza per i preparativi della sua festa di compleanno.
In realtà non è che potessi inventarmi chissà cosa, abitavamo pur sempre nella capitale del sesto paese più povero al mondo, inoltre, dettaglio da non trascurare, ancora non conoscevamo personalmente e non frequentavamo la tanto famigerata dottora Fanny (terzo personaggio più importante e chiacchierato dopo il Presidente e i due Vescovi) con la quale, negli anni successivi avremmo inventato feste indimenticabili a base di pizza, lasagne semi-italiane con ragù di gazzella, maialino al forno alla cubana contornato di polenta di Mario e Morena, il tutto spruzzato di cuba libre e musica latino-americana.
Ad un certo punto della festa Padre Pedro estraeva il suo vecchio violino e suonava le tristissime arie da conservatorio, Ido e Mundy, approfittando d'un momento di distrazione del prodigio riaccendevano la radio per ballare la salsa e il merengue e se avevamo fortuna la serata si concludeva con la “Gringa” che trascinava Fanny in una danza da locali degni de l'Havana.
La sera del compleanno invece mangiammo una crema ai funghi “ospedaliera” della knorr e ali di “pollo a dieta” al curry, in compagnia dei padri della missione e di Marco, amico d'avventura africana che aveva sgraffignato dall'inaccessibile dispensa “un litro di quello buono” che sorseggiammo alla luce fioca delle batterie in assenza forzata di musica.
L'unica nota inconsueta della serata era che avevo costretto Jose a scrivere coi pennarelli sul muro un quaranta di almeno un metro, tutto intorno avevamo scarabocchiato auguri, disegni frasi e firme, come fosse un grande biglietto d'auguri che Giuseppe abbattè a martellate.
Non eravamo impazziti di noia, semplicemente avevamo deciso d'unire cucina e sala con un arco e il giorno dopo sarebbero iniziati i lavori.
La sera stessa “scartando” il suo regalo Giuseppe scoprì le vere intenzioni della sua compagna -Jose, ho pensato seriamente al tuo regalo ed ho deciso che, per i tuoi quarant'anni...-pausa ad effetto -...voglio regalarti un figlio.-
Beh, questo intento merita un paio di riflessioni: la prima è che sarebbe stato più onesto iniziare questo post con la seguente frase: la volta successiva che PRESI una decisione tosta in relazione alla nostra convivenza... e la seconda è che Jose non era proprio così pronto, dato che la sua risposta fù: -Si va beh, possiamo riparlarne tra un paio di mesi?- fortunatamente Giovanni abitava a debita distanza.
Cosa sarebbe cambiato da lì a un paio di mesi non mi era chiaro, so solo che ad un certo punto, una notte, prima di spegnere la luce, gli sventolai la scatola delle pillole contraccettive sotto il naso e buttandole nel cestino esclamai: - Buon compleanno Jose, stasera scade il tuo regalo, se decidi di ritirarlo è a tuo rischio e pericolo-
Dopo due anni di capriole amorose, tecniche d'inseminazione felina rubate alla nostra sapiente amica gatta Taty che sfornava micini a raffica e risate d'amanti clementi inclini alla sperimentazione fantasiosa, nacque Andrea e due anni dopo Sergio.
Sì, diciamolo, la vita di noi esseri umani è costellata di decisioni, talune clamorosamente errate, altre semi-azzeccate, ma la decisione che non ci farà mai più soffrire non sembra esistere, sarebbe come azzeccare domani la sestina vincente del superenalotto con una giocata da un euro!
Sta di fatto che, grazie ad una di queste scelte non proprio azzeccate, mi ritrovai da sola per un anno, a crescere i miei due pargoli di due anni e l'altro quattro mesi di vita.
Periodo da dimenticare se non fosse che, durante i periodi più difficili, io e Jose diamo il meglio di noi e bastonandoci a vicenda ci rimettiamo in carreggiata e alla fine partoriamo che cosa? Una nuova decisione che stravolgerà la nostra vita.
-La prossima settimana torno a casa e ci rimango per due settimane, prepara le valigie che partiamo alla ricerca della casa adatta a realizzare il nostro sogno.-
Stavolta era toccato a lui mettermi in un angolo e costringermi a riprendere le redini della nostra esistenza e questo m'infastidiva, tanto più che mi dava ordini dal Congo, ma sapevo che aveva ragione, che una volta enunciato il sogno non si può perdere troppo tempo con le mani in mano aspettando che ciò che desideriamo si realizzi per grazia ricevuta, bisogna alzarsi le maniche, sporcarsi le mani ed essere pronti a soffrire, fino a sanguinare di dolore, perchè l'Universo veda con quanta tenacia sappiamo condire i nostri sogni.
Dunque la decisione era presa, da quel momento in avanti avremmo impiegato tutte le nostre energie alla ricerca del posto adatto a piantare finalmente la nostra amata Quercia, ma del Sogno, di questo vi voglio parlare la prossima volta.