...ci vediamo alla Quercia...

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lunedì 2 marzo 2015

Il mio ruscello ha voce di donna.


Il “mio”ruscello ha voce di donna.




















Rumoreggia ai piedi della Quercia e spesso m’attrae in tranelli.
Se gli  passo accanto di fretta mi costringe a rallentare l'andatura e i miei pensieri,  allungo l’orecchio perché sono certa d’udire il vociare di donne allegre che sparlano di mariti e compagni, giocose nel confidarsi,  e quando decido d’unirmi a loro, in un istante sono già sulla riva del fosso ed ebete ricordo che, dove vivo, non ci sono donne giovani che arrivino sino Alla Quercia per tornare a casa.

Altre volte, mentre stendo i panni sul filo, odo risate cristalline, invitanti e attraenti,  mollo tutto e corro a vedere se posso ridere un po’ anch’io e come in trance rincorro l’acqua che scorre, seguo il suo percorso ritrovandomi in gole nascoste, protette alla vista , in un salto breve ma intenso che somiglia in tutto e per tutto ad un tuffo al cuore.

Mi capita di passare di corsa tra le stanze, con mani cariche e schiena rotta e puntualmente, arrivata vicino al ruscello, sento donne sussurrare preghiere davanti alla madonnina, le sento ripetere piano le nenie 
incantate di chi chiede aiuto, non posso ignorarle, mi libero da ogni ingombro e, seduta sulla riva del piccolo corso d’acqua,  mi unisco in preghiera e mi ritrovo sola.

In certe giornate grigie, quando la pioggia è fitta-fitta tanto da inzupparti fin dentro l’Anima, non è raro sentire singhiozzi di pianto e angoscia, allora giunge il momento che anch’io dismetta la teoria del “fare” per quella dell’”essere”.
Mi  siedo in riva al fosso  ad ascoltare l’acqua che giunge ai miei piedi, lava la coscienza e scorre via, oltre la vista, oltre la conoscenza, oltre la mia vita.
Me ne rimango lì a riempirmi gli occhi della sua corsa fatta di piccoli salti, mulinelli, grotte, antri umidi e bui e riflessi cristallini in grado di catturare tutta la luce e restituirla più luminosa, più pura.
V’immergo le mani e sento il freddo entrare in ogni cellula, ferirmi come mille lame di coltello e nel dolore mi  purifica, mi scioglie mi prende e porta via con se’.
Come sarebbe il mio corpo se tutta l’acqua che lo compone decidesse di defluire nel ruscello e correre verso il mare? Un gheriglio di noce annerito e secco, terribilmente vuoto.
L’acqua tornerebbe all’acqua, il mio guscio vuoto alla terra, lo spirito, sbatacchiato un po’ dal vento vagherebbe curioso qua e là, e l’Anima? Quella torna a casa, esattamente da dove è venuta, ora non so dirvi dov’è, ma lei lo ricorda, ne sono certa.

Sì, non v’è dubbio, l’acqua ha voce di donna.

Buona settimana amici.





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