Il
“mio”ruscello ha voce di donna.
Rumoreggia
ai piedi della Quercia e spesso m’attrae in tranelli.
Se gli passo accanto di fretta mi costringe a
rallentare l'andatura e i miei pensieri, allungo l’orecchio perché sono certa d’udire
il vociare di donne allegre che sparlano di mariti e compagni, giocose nel
confidarsi, e quando decido d’unirmi a loro,
in un istante sono già sulla riva del fosso ed ebete ricordo che, dove vivo,
non ci sono donne giovani che arrivino sino Alla Quercia per tornare a casa.
Altre volte,
mentre stendo i panni sul filo, odo risate cristalline, invitanti e attraenti, mollo tutto e corro a vedere se posso ridere
un po’ anch’io e come in trance rincorro l’acqua che scorre, seguo il suo
percorso ritrovandomi in gole nascoste, protette alla vista , in un salto breve
ma intenso che somiglia in tutto e per tutto ad un tuffo al cuore.
Mi capita di
passare di corsa tra le stanze, con mani cariche e schiena rotta e
puntualmente, arrivata vicino al ruscello, sento donne sussurrare preghiere
davanti alla madonnina, le sento ripetere piano le nenie
incantate di
chi chiede aiuto, non posso ignorarle, mi libero da ogni ingombro e, seduta
sulla riva del piccolo corso d’acqua, mi
unisco in preghiera e mi ritrovo sola.
In certe
giornate grigie, quando la pioggia è fitta-fitta tanto da inzupparti fin dentro
l’Anima, non è raro sentire singhiozzi di pianto e angoscia, allora giunge il
momento che anch’io dismetta la teoria del “fare” per quella dell’”essere”.
Mi siedo in riva al fosso ad ascoltare l’acqua che giunge ai miei
piedi, lava la coscienza e scorre via, oltre la vista, oltre la conoscenza,
oltre la mia vita.
Me ne
rimango lì a riempirmi gli occhi della sua corsa fatta di piccoli salti,
mulinelli, grotte, antri umidi e bui e riflessi cristallini in grado di
catturare tutta la luce e restituirla più luminosa, più pura.
V’immergo le
mani e sento il freddo entrare in ogni cellula, ferirmi come mille lame di coltello
e nel dolore mi purifica, mi scioglie mi
prende e porta via con se’.
Come sarebbe
il mio corpo se tutta l’acqua che lo compone decidesse di defluire nel ruscello
e correre verso il mare? Un gheriglio di noce annerito e secco, terribilmente
vuoto.
L’acqua
tornerebbe all’acqua, il mio guscio vuoto alla terra, lo spirito, sbatacchiato
un po’ dal vento vagherebbe curioso qua e là, e l’Anima? Quella torna a casa,
esattamente da dove è venuta, ora non so dirvi dov’è, ma lei lo ricorda, ne
sono certa.
Sì, non v’è
dubbio, l’acqua ha voce di donna.
Buona
settimana amici.
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